Angela lavorava
felice, quel giorno. Le mani si muovevano svelte, il sole filtrava
tra i vetri della serra, la temperatura all’interno era
semplicemente perfetta. Un bellissimo giorno di Marzo, migliaia di
piantine da trapiantare aspettavano sul bancone, ma a lei era sempre
piaciuto trapiantare le piccole piante appena nate nei vasi appena
più grandi. Le dava un senso di ordine e, perché no, di
liberazione.
Sia chiaro: lei era
il capo, non aveva nessun bisogno di stare lì a lavorare, per quello
c’erano i dipendenti. È che le piaceva davvero.
Ci aveva messo tanta
fatica per costruire quel posto, farlo diventare grande.
I terreni, i
macchinari, i clienti.
Oddio, non è che
avesse fatto tutto da sola. L’aveva fatto con suo marito, ma adesso
era rimasta sola e se la cavava alla grande.
Ecco, suo marito. O
meglio, la scomparsa di suo marito: quello era il motivo per cui quel
giorno l’azienda era piena zeppa di poliziotti vestiti di bianco.
Reparto scientifico,
RIS per la precisione.
Erano tre mesi
esatti che di lui si erano perse le tracce, poco prima di Natale.
Un Natale come tanti
altri, dove lui, se ci fosse stato, si sarebbe alzato da tavola ogni
tanto, per rispondere a misteriose telefonate urgenti.
Certo, a lui
piacevano le donne, e Angela l’aveva scoperto presto.
Pochi anni, o mesi
dopo il suo arrivo in Italia.
Da brava Tedesca si
era innamorata al mare, del solito Italiano, metà simpatico, metà
patetico.
Ma quando sei
ottimista, vedi solo la metà simpatica, lasci il tuo paese e vai.
Certo, gli inizi non
erano stati facili, i soldi non c’erano, o se c’erano spesso
finivano nella sala giochi.
O in qualche bella
bevuta.
Angela era una donna
abituata a combattere, non era certo qualche piccolo livido sul corpo
che poteva fermarla.
A chi non capita di
cadere dalle scale ogni tanto?
Ma a queste cose
ormai Angela non ci pensava più.
L’ispettore Zenere
ogni tanto le si avvicinava per porre qualche domanda, su dove fosse
questo o quello, sulle abitudini del marito, su eventuali amanti tra
le dipendenti presenti.
Angela rispondeva
volentieri, lasciava il suo lavoro e accompagnava l’ispettore tra
le serre, nei vialetti, nel giardino della villa poco distante.
Niente da
nascondere: in fondo anche lei non vedeva l’ora che questa storia
si risolvesse, in un modo o nell’altro.
C’era da fare la
richiesta di morte presunta, poi le pratiche per la successione, poi
probabilmente la voglia di vendere tutto e andarsene lontana, magari
tornare in Baviera.
Il commissario, come
un cane da tartufo svogliato o carente di fantasia, finiva sempre per
tornare ai piedi dell’immensa montagna di torba pronta per essere
prelevata dai nastri trasportatori e poi invasata.
In fondo, pensava,
se io dovessi fare sparire un corpo, lo nasconderei sotto ad una
montagna come questa.
L’impianto di
triturazione dei residui vegetali che faceva un frastuono d’inferno,
i camion che scaricavano i resti di vegetazione e ripartivano
costringevano il commissario a spostarsi ora di qua, ora di là,
finché non lasciava perdere e tornava a perlustrare altre zone.
Perchè in fondo,
quella era l’idea più semplice, ed era già venuta al Brigadiere
Pitteri, che la settimana prima aveva fatto spostare e vagliare tutta
la montagna, senza trovare assolutamente nulla.
Quante volte per
altri casi simili l’ispettore aveva eseguito quelle operazioni,
annotato quei dettagli, fotografato di tutto, per poi arrivare a
sera, andarsene senza nulla di concreto in mano.
Anche quel giorno
stava finendo così.
I suoi uomini che si
toglievano le tute, caricavano le attrezzature, si preparavano a
partire, senza sapere se e quando sarebbero tornati e poi…. se
c’eraveramente un motivo per cercare qualcuno di cui nessuno
sentiva veramente la mancanza.
L’ispettore Zenere
cercò Angela per salutarla e ringraziarla per la cortesia e la
collaborazione.
La trovò al suo
posto, nella serra tiepida,
Lei prese dal
bancone una cassa di fiori che aveva preparato, delle bellissime
lobelie, per la precisione.
Ce n’erano una
dozzina, una per ogni moglie madre o fidanzata di ogni poliziotto, e
se fossero avanzate, anche per qualche vecchia zia.
Il commissario le
accettò volentieri, ringraziò ancora e partì.
Angela rimase lì,
fino a vedere le auto sparire nella svolta, in fondo al viale.
Chissà perché lo
aveva fatto, si chiese.
Come uno chef che
vuole mettere per forza l’ultimo tocco di classe, anche a rischio
di rovinare tutto.
Certo, con i mezzi
di oggi, se qualcuno si mettesse ad analizzare quel terriccio, forse
qualche cosa troverebbe.
Ma lei aveva fatto
le cose per bene, il corpo era nudo, lo aveva triturato per bene, le
briciole le aveva lasciate a compostare per mesi, sparse in migliaia
di metri cubi di torba, venduta in ogni angolo del paese e anche
all’estero….
Ed ora sapere che
una parte infinitesimale di quel porco che si era sposata stava in un
bel vasetto sul davanzale di un poliziotto le dava quell’intima
soddisfazione che solo un lavoro ben fatto ti può dare.